
La Sardegna è una terra arcaica, dove le tradizioni millenarie in parte si sono mantenute vive nella cultura sarda e in parte si sono perdute trasformandosi in leggende e miti.
Una tradizione a dir poco spaventosa è quella raccontata da Eliano da Palestina: il geronticidio. L’uccisione degli anziani è stata perpetuata per secoli, tant’è che ancora oggi nell’isola esistono detti proverbiali che rimandano all’antico sacrificio.
Il rito consisteva nell’accompagnare l’anziano (che superasse i settanta anni) su di un picco o un dirupo. Spesso l’accompagnatore era proprio il figlio e non vi era opposizione alcuna, proprio perché il gesto era radicato nella cultura isolana.
L’anziano giunto sul posto prescelto veniva malmenato con bastoni e rocce per poi essere buttato giù nel dirupo. Il tutto non veniva effettuato con tragici pianti ma con virile presenza e scherno (i classici lo chiamano riso sardonico).
In Sardegna vi sono molti paesi che conservano testimonianze rupestri di quanto accadeva, in alcune località si è potuti risalire ai dirupi dove il rito veniva praticato in tempi remoti.
Il sacrificio era in onore a Kronos, dio del tempo, ed era piuttosto diffuso in varie realtà primitive del medio oriente. L’uccisione dell’anziano avrebbe dovuto garantire il trasferimento delle energie vitali ai discendenti più giovani.
PS: alcune fonti collegano il rito sardo ad uno simile praticato dagli eschimesi, dove però l’anziano veniva fatto morire di freddo.